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venerdì 4 ottobre 2013

Un minuto di silenzio. I morti riarsi di Lampedusa ricordati con l'allarme antinciendio




Lo so, si tratta di una tragedia terribile, così  oggi alle 11 anche nel mio ente è stato esperito il tentativo di silenzio pari a un minuto esatto, con alterni risultati.

L'adesione è stata annunciata con una toccante e mail gonfia di retorica diramata dalla direzione generale: alle 11, annunciato dall'allarme antincendio, sarebbe scattato il minuto di silenzio.

I dipendenti tutti hanno letto, commossi, il messaggio, approvando ad alta voce l'operato della direzione e commentando malevoli nell'orecchio del vicino l'adesione: usi dissentir tacendo.

Ma tutto questo sarebbe ancora negli usi e costumi delle strutture organizzate. Il bello è arrivato quando ciascuno, immerso nei propri uffici, che niente avevano a che fare con l'ufficio, ha sentito suonare l'allarme.
Chi stava spettegolando ha interrotto l'attività nella speranza di trovare altri e più gustosi argomenti di conversazione, poi, redarguito dal vicino, ha taciuto per i rimanenti 45 secondi: interpretazioni di sensibilità.

Chi stava scrivendo si è fermato giacché tasti e penna producono un tale clangore da coprire anche l'allarme. Va da sé che prima di un'ora buona non sia riuscito a riprendere l'attività interrotta.  Chi invece stava al bar, un buon numero, evidentemente si sentiva in territorio neutrale e ha solo abbassato la voce, ma ha continuato le amene conversazioni sull'imminente fine settimana. Variazioni sul tema.

Ma tutti, proprio tutti, pur avendo mantenuto un discreto brusio grazie all'italica convenzione di interpretare individualmente, ma in modo autentico, ogni direttiva, sono ammutoliti quando, allo scadere del minuto  accompagnato dall'assordante sirena, è scattato nuovamente l'allarme antincendio -  e questa volta sul serio - mentre dal bar si levava una nuvola di fumo dissacrante generata da un toast bruciato.

A latere mi permetto di commentare che ricordare i caduti di Lampedusa, morti per sfuggire al fuoco, con l'allarme incendio è stato quantomeno inopportuno.

martedì 1 ottobre 2013

Orzo in tazza grande

Diciamolo subito: ordinare un caffè al bar è una babele tremenda: lungo, corto e ristretto, macchiato, freddo o corretto, con latte a parte, alla francese o americano. E mi fermo qui. Solo un barman di lunghissimo corso può ricordare a memoria la ricetta perfetta per le cinquanta e oltre sfumature di caffè in tazzina.

A questa mania tutta italiana, insigni critici gastronomici, dopo un giretto in Italia,  hanno dedicato più di una pagina, figuriamoci cosa posso aggiungere io al coro dei grandi esperti in infuso nero. Se si aggiunge che il caffè mi è vietato fino a nuovo ordine.....

E allora vi prego, qualcuno risponda a questa semplicissima domanda: se ordino un orzo in tazza grande cosa ho chiesto?

Barrate solo una delle seguenti risposte:

a) una tazza grande, cioè come quella per il cappuccino, con una quantità di orzo degno di cotanto contenitore.

b) un tazza grande come quella per il cappuccino con all'interno la stessa dose di orzo che starebbe dentro ad una minuscola tazza di caffè.

No. Non  rompetevi la testa a cercare la risposta esatta; è giustala prima.

Sarà perché io seguo la norma costituzionale dell'appropriatezza della prestazione. Detto in parole semplici: seguo delle proporzioni. Mica compro una gru per raccogliere un granello di sabbia, né uso un bicchiere per svuotare l'oceano.
Allora perché oggi ho chiesto un orzo in tazza grande e mi hanno portato questo?


Orzo in tazza grande. 

giovedì 1 agosto 2013

Wedding plane

Ma allora qui scherziamo.

Non basta aver partecipato al vostro matrimonio anni addietro, molti anni addietro, quando le chiome con meches spesse un dito svettavano dritte sulla calotta cranica, il gel si consumava in galloni, le  camicie erano di un brillantissimo verde smeraldo, i fuseaux avevano la staffa sotto il piede e le scarpe poggiavano su tacchi vertiginosi a forma di cono, mentre Boy George cantava "Karma Chameleon" sulle rive del Missisipi e Cyndi Lauper confessava a suo padre "che le ragazze vogliono solo  divertirsi". 

La foto di gruppo nella mani sbagliate potrebbe ancora rovinare molte carriere. Esigo il negativo e spero che, in attesa di divorzio, abbiate bruciato tutto l'album, quello orribile con le fedi nunziali in argento incollate sulla copertura. 

E non vi è sembrata sufficiente neanche l'ignomignosa replica, un secondo matrimonio celebrato all'insegna di un sobrio minimalismo nella casa di campagna.  Per l'occasione ho indossato un abito longuette di Armani color pervinca e sandali rasoterra. Ricordo un menù new age  che a casa mia significa microporzioni dai nomi improbabili, colori meticci e fame assicurata.

Per la cronaca, la sera,  prima di morire di noia (e di fame) nella Sedona de noantri, il vostro ex marito dopo aver ringraziato il cielo per il ravvedimento operoso che la burocrazia chiama divorzio e aver manifestato sincera compassione al nuovo consorte per il gravoso compito che lo attendeva, ha portato tutti in una bella piola dove ci siamo riempiti antipasti alla piemontese, agnolotti del plin, e carne bovina così ricca di estrogeni che prima di arrivare al "pussacaffè" aveva le tette come un viados.

Ecco, in entrambi i casi ho presenziato, che tradotto in parole semplici, vuol dire che ho sborsato un pacco di soldi per un presente acquistato di corsa tra un impegno e l'altro nello stesso raffinatissimo  negozio del centro dove avete compilato diverse liste di nozze. Ma per carità, eravamo amiche e condividevo con voi la felicità di tanto amore, e anche i patemi per le reiterate corna, un accessorio obbligato dell'unione coniugale. Acqua passata. 

Però mo basta. Mica devo pagare pegno tutta la vita. 

Adesso mi invitate pure al matrimonio di vostro figlio, uno che a  27 anni non ha lavorato un giorno, trascorre il tempo tra corsi per la laurea magistrale in biotecnologie e movide nei quartieri di tendenza e grazie alla pedagogia marxista improntata sull'uguaglianza ha messo incinta una shampista come un qualsiasi ingenuo signorino degli anni 20. 

E voi a difenderlo "cosa vuoi, non hanno certezze, sono fragili questi ragazzi" e così nella casa di campagna ci vanno a vivere loro, ma a vostre spese.
E  dovrei ripercorrere il cursus honorum dell'invitata dal principio: vestito di gran moda, bomboniera pacchiana, lista nozze extralusso. 
Ah no, l'azionista di maggioranza delle porcellane limonges della prole  non lo divento, perché si sa che la shampista, non concorda perfettamente il periodo ipotetico, è ambientalista convinta, ma quando si tratta di vasellame sa il fatto suo.  A spese degli invitati. 
Mica le è venuto in mente di fare una donazione a qualche ente benefico. No. 
E allora signori miei, io a questo matrimonio non ci vengo e non faccio neanche il regalo. Credo che sia la scelta migliore per risparmiarmi l'invito al battesimo del nascituro. 

P.S. visto che abbiamo citato i mitici anni 80 ecco il video di Cyndy Lauper che canta  Girls Just Want to Have Fun.   Straordinaria

http://www.youtube.com/watch?v=PIb6AZdTr-A

giovedì 8 novembre 2012

Obama presidente americano innamorato


Lo so: ieri è stata la foto più cliccata del web. Obama che abbraccia Michelle dopo averle dichiarato ancora più amore davanti a tutti.
Io dopo un giorno intero di fumi per l'invidia, la rimando nel circolo del web con qualche considerazione a latere.

Michelle, dimmi come hai fatto. Sì spiegamelo - anche in americano tanto lo parlo - quale malìa hai teso a Barack per guadagnarti un simile riconoscimento? Perché sai, noi qui in Italia, nel paese dei latin lover, un'effusione così ce la sogniamo. Nella migliore delle ipotesi, in un'occasione pubblica, i nostri uomini ci chiedono se i calzini si intonano alla cravatta e si incazzano se non li hai inseguiti per strapparglieli dai piedi il mattino presto. Poi puntano la venticinquenne scosciata in prima fila e sorridono ebeti certi che la signorina, anzichè compatirli per la loro goffaggine, sia ammaliata dal loro fascino. Intanto iniziano un disconoscimento di paternità dei pargoli che lo chiamano dall'altalena.

Tu invece dopo vent'anni di matrimonio, due figlie, un fondoschiena non proprio taglia 42, un mandato di presidenza Usa, decisamente sfiancante, la ginnastica con i bambini obesi tutte le mattine e l'orto alla Casa bianca susciti ancora queste reazioni? E dimmi, quando zappi e puzzi come una capretta lui ti spia da dietro le tende dell'ufficio ovale e ti manda i bacetti volanti?  Sìììì? Dio che invidia.

Perchè noi invece un abbraccio così passionale ce lo prendiamo solo il mattino presto, durante il picco ormonale che tutto offusca  e che ti innalza al rango di fata, a patto che tu non la faccia tanto lunga, se no anche quello sfuma spezzando l'incantesimo e rispedendoti di filato nella categoria "coniuge frusto".

Beh,  si accorgono di te anche quando zitta, zitta te ne via,  allora ti corrono dietro promettendo fuochi e fiamme eterne. Vietato crederci, si estinguono in pochissimi giorni. Bisogna sospettare anche quando esibiscono testosterone quotidiano al di fuori degli orari ordinari, probabilmente sono infoiati dalla giovane collega e fanno esercizi di stile.
Poi ti adorano se capiscono che hai una liaison dangereuse con il collega d'ufficio, allora è tutto uno stropicciarti i vestiti prima di andare a lavorare: in questo caso fatevi dare più soldi per la donna delle pulizie. Ma sul rivale è sufficiente anche solo un sospetto affinchè vengano a prenderti in ufficio vestiti da motociclisti con il giubbotto aperto.
Ma tu Michelle, dicci la verità: non è durante la campagna elettorale hai strizzato l'occhio a Romney?

mercoledì 15 agosto 2012

Lucca: sono single, merito un posto al ristorante?

Di vacanze distensive ne ho piene le tasche. Ma me lo sono imposto e vado avanti. Però non posso stare tutti i giorni in piscina, anche perché temo eritema più di quanto Monti tema la fine dell'euro. Perciò oggi visitina a Lucca. Cittadina graziosa, circondata da mura che ho percorso per intero e tanta cultura. Io e i soliti francesi, olandesi, americani e altri. Insomma, la solita babele delle città d'arte.

All'ora di pranzo, colta da solito languorino che mi sarei mangiata un bue intero di traverso, in un ristorantino dietro piazza Napoleone, dall'indimenticabile nome "Ale's bar" chiedo di potermi sedere.

L'omone all'ingresso mi squadra dall'alto e mi chiede se sono da sola.
"Sì, caro signore. Sono sola e voglio un tavolo fuori con vista sulla piazza?"

Scuote la testa e mi dice che non c'è posto fuori, ma solo dentro. Passa il suo assistente, e scambiandomi per una turista tedesca, evidentemente il mio abbigliamento e la macchina fotografica al collo lo hanno ingannato, si rivolge a me in tedesco dicendomi di entrare. Non che io parli la lingua teutonica, ma qualcosetta ho studiato e poi di quello si stava parlando.

Sorrido tra me e me per l'errore, e anche un po' compiaciuta, poi  giro i tacchi indispettita alla ricerca di altri lidi.

Ed eccomi in piazza San Giusto. Chiesetta e bistrot con dieci tavolini. Mi lancio:

"Avete posto? Sono sola."

"Certo signora  - mi risponde una giovane e indaffaratissima cameriera - dove vuole stare, dentro o fuori?"

Mi accomodo fuori in un tavolo da quattro e la proprietaria non batte ciglio, anzi manda via quattro turisti francesi che vogliono stare fuori,  ma l'ultimo tavolino me lo sono beccato io.

Perciò mi sono mangiata un tagliere di salumi grande quanto tutto il tavolino, un po' di pane d'accompagnamento, per sentirmi meno in colpa, un piatto di verdura grigliata, caffè, acque e dolce per 24 euro con ricevuta.

Perciò grazie bistrot Cuore, sono stata proprio bene.





lunedì 13 febbraio 2012

Gelo sull'Italia: la Svezia ci invidia.

Se le immagini che ho visto  in tivù non sono opera di un impostore amatariale, in questo pazzo, pazzo mondo tutto può succedere. Anche che si scii sulla spiaggia. Naturalemente fondo. Si perchè nella piana del mare romagnolo sono arrivati i maestri di Cortina, sci ai piedi e bastoncini lunghi,  per insegnare ai romagnoli a pattianare  leggeri sul bagnasciuga.
Una nuova forma di immigrazione per conquistare nuovi mercati. D'altronde a Rimini chi non ha un paio sci da fondo nell'armadio e non vede l'ora di tirarli fuori, passarli con la sciolina di scorrimento, indossare tutina e scarpette a tallone libero, seguire un corso di sci nordico con tecnica  alternata e,  perchè no, esercitarsi anche un po'  nel tiro a segno. Un po' biathlon non ha mai fatto male a nessuno.

Così mentre da Piacenza in giù la neve ha sommerso un bel pezzo di penisola e ci si prepara per le olimpiadi invernali del 2014, le Alpi sono pelate come un nevembre di media stagione.
Oggi ad Aosta il termometro segnava meno sei, ma di neve nenche l'ombra. A guardare in alto si vedevano solo cime appena spruzzate di bianco e puntoni di roccia viva facevano bella mostra di sè a 3mila metri.

Così dopo aver assistito all'esibizione di pattinaggio artistico di mia nipote non mi è rimasto altro che infilarmi in un bar a succhiare una cioccolata calda.

domenica 5 febbraio 2012

Torino come Cortina

Lo sa solo Dio perchè mi è venuto in mente di uscire questa mattina con temperatura a meno 10,  ma è successo. Così intarabarrata nel piumino no logo, ai piedi scarponi da montagna dotati di rompighiaccio, cappello di lana calato sulla testa con scarpa e guanti a corredo, sono andata a comprare il giornale:  "La Stampa" o "La Busiarda, come gli oppositori chiamavano una volta il quotidiano di Torino che noi leggiamo prima di tutto per i necrologi, un'abitudine che non ho mai incontrato in nessun altro paese.

Ecco, tra le consuetudini dei torinesi, appunto i necrologi sulla Stampa per non perdere neanche un funerale, lo stile sottotono per non urtare, la cena alle sette con caffelatte e l'imperativo categorico di non ostentare, atteggiamento che ci ha reso imperscrutabili a chi viene da fuori, mi ha colpito questa mattina vedere tante pellicce addosso alle signore che andavano a messa.

Sembrava di stare a Cortina o in uno di quei paesi della Bassa, benestanti ma un po' provinciali dove la domenca assisti all'esibizione di benessere preservato per lo struscio sul corso principale.

La mia città no. Ma neanche più la Crocetta è quella di una volta. Il quartiere delle dame di carità, impegnate ad aiutare i poveri, vestitite rigorosamente di bleu, grigio o crème, con la è alla francese, un colore tra il giallo e il bianco che sbatterebbe anche Naomi Campbell, capelli media lunghezza o corti con qualche filo d'argento e mai tinti - è così volgare la tinta -  e cerchietto in testa, mocassini mezzo tacco e sempre pronte al servizio in ospedale. Ecco, dove sono andate a finire queste signore?

Io questa mattina ho incontrate sciure coperte di visoni, colbacco di volpe, occhiali da sole, borsa di Gucci e stivali in camosco Mtb marron, al braccio di omaccioni con cappotto di cashmere e sciarpa pigramente annodata che non ripara neanche da un alito di vento. Ma che sta succedendo a Torino?

martedì 27 dicembre 2011

Regalo di Natale: riciclo a perdere

Non è bastato il nuovo decreto milleproroghe a salvarci dal regalo di Natale. O forse ne è stata la causa. Ma anche quest'anno, a portafoglio più leggero, la bisaccia di Babbo Natale si è riempita di pensieri di dubbia utilità e buon gusto.

Passata la moda delle saponette profumatissime, che non utilizzi neanche in viaggio, o delle candele decorate che quando le accendi ti appestano la casa e prendono fuoco le tende,  è stata la card il regalo più gettonato. Si, un rettangolino plastificato caricato di euro per acquistare musica, profumi, o altre amenità da spendere esclusimante in un negozio così lontano da casa tua che arrivarci ti ha fatto giocare il credito. Di acquistare qualcosa, neanche a parlarne. Sembra intelligente, invece è un'altra imboscata consumistica. Anche perchè scade prima dei saldi.

Ma da una breve indagine tra amici devo dire che nella top ten compare il coupon conquistato su internet:  per esempio il buono per tre cerette realizzate con l'innovativa metodologia del fuoco vivo nel centro estetico chiuso la settimana scorsa dai Nas, oppure dieci lanterne a forma di cuore che, una volta accese, si innalzano nei cieli. Quale uomo non sognerebbe di manifestare il proprio amore con queste simpatiche luminarie? Peccato che la signora del terzo piano ha chiamato l'aeronautica militare temendo l'invasione degli Ufo. E che dire dell'elicottero telecomandato con  iphone, che se hai solo uno smartphone di prima generazione rimane zavorrato alla scatola? Per liberare il fanciullo che c'è in te.

Poi ci sono i negozi di cose utili e introvabili, come l'alzatacco che ti fa guadagnare fino a cinque centimetri d'altezza. Imperdibile, quasi al pari di lacci luminosi, utili forse quando si va in bici contromano, o forse per accelerare il recupero del cadavere nel caso venissi assassinato di notte in un parco. Già, perchè altri utilizzi non ne vedo.

E poi ci sono i regali spicy. Uuuuhh. Quelli che gli uomini, con sorrisetto tra il complice e l'imbarazzato "Dai, è solo per scherzare", ti regalano nella speranza di traformarti in una tigre da letto, dimenticando che non è il mezzo, ma il destinatario a gelare ogni passione. E non puoi nenache riciclarlo. O forse sì.

Insomma. Non si salva nessuno dalla bulimia natalizia, e ogni Santo Stefano ti assale il desiderio di vendetta da consumarsi alla prima occasione.
Perciò in attesa de una riscossa arrivederci a Natale 2012. Prefezia Maja permettendo.

domenica 25 dicembre 2011

Natale: benedetta solitudine

Sul Natale ho già scritto l'anno scorso, perciò non ripeterò quanto è noioso ricevere sms multipli,  o la telefonata dal vecchio amico che pensa di riallacciare i rapporti: se non ti sopportavo a Pasqua, perchè dovrei apprezzarti a Natale?

Per educazione. Non mi interessa. Perciò per sfuggire al rumore assordante delle suonerie telefoniche e all'inutile bla bla delle conversazioni stile riassunto Bignami dell'anno precedente non c'è altra soluzione che staccare i telefoni e starsene in pace a godere il silenzio.
Già fatto.

Tanto nessune se ne accorge se non telefoni.

giovedì 8 dicembre 2011

Miracolo a Milano

Mentre a Milano si apriva la stagione scaligera col Don Giovanni di Mozart,  e straordinario parterre di vip, io, più mestamente, mi godevo il Fidelio di Beethoven al Regio di Torino.

Un coraggioso allestimento in bianco e nero di Mario Martone, questo Fidelio, ma ancor  più evocative le scenografie di Sergio Tramonti. La comparsa alla spicciolata dei prigionieri, incorniciata dalle scale metalliche, è una scena che rimanda senza soluzione di continuità ai vecchi filmati girati alla fine della seconda guerra mondiale, con gli internati dei campi di concentramento, increduli, che avanzano, lenti e sospettosi, verso i cancelli aperti.

E tuttavia, non paga della mia dose di cultura sabauda, rimango indispettita per la presenza di rappresentanti del governo alla serata inaugurale della stagione lirica meneghina.

A pochi giorni dalla presentazione della manovra economica a taglio libero, non avremmo voluto incontrare Monti all'ingresso del teatro. Sarà pure demagogico, ma avremmo preferito immaginargelo sintonizzato su Raitre mentre col dito faceva segno alla moglie di tacere.

Ma quanto costa una serata alla Scala? Facciamo due conti.

Biglietto: dai 180 ero per un palco ai 26 per uno strapuntino nell'angolo più nascosto della galleria, più prevendita.
Abito:  bastano 350 euro per noleggiarne uno, ed è perfetto, tanto alla prima non siamo stati invitati, perciò il frac lo lasciamo a casa. Chiedete ad un amico un paio di scarpe nere con i lacci e almeno su questo si risparmia.

Treno: con la tariffa standand in seconda classe andata e ritorno da Torino, io me la cavo con 20 euro.

Accessori: bar per caffè e bagno dove cambiarsi d'abito, 1,30 sono sufficienti. Il panino uno se lo porta da casa.

Trasporti cittadini: ci si può arrivare in metro, costo, 1,50, ma al ritorno meglio prendere un taxi, se no addio treno, tra notturno e  maggiorazioni, 15 euro.

Altro: in clima di austerity, non bisognerebbe lasciarsi sedurre da niente, ma almeno un altro caffè nell'intervallo vogliomo prenderlo? Sì? Allora sono 3 euro. L'acqua invece, uno si beve quella del rubinetto del bagno con la bottiglietta di plastica riciclata dal distributore automatico, con carica batterica degna di una fogna.  E che non Vi venga in mente di comprare il libretto, tanto si sa che arrivati a casa va finire nella carta di recupero.


Ebbene, tiriamo le somme. Si arriva a 550,80 euro per godersi lo spettacolo. Non male, vero?
Meglio Fidelio.

mercoledì 23 novembre 2011

Profumo all'Istruzione. Scuole private? Provate per voi.

No. L'alluvione  non mi ha sommersa, nè mi hanno chiamato a fare il ministro nel governo Monti, nonostante l'imponente presenza di piemontesi e di donne nel nuovo esecutivo.

Ma nella squadra abbiamo apprezzato la nomina di Francesco Profumo al dicastero dell'istruzione e ricerca. Quel Profumo che, lasciato rettorato del Politecnico di Torino,  dovrà fare i conti con la scuola statale in pieno sfacelo, anche quella privata.
A proposito. Non tutti forse sanno che il figlio di Profumo ha frequentato la scuola americana di Torino, una struttura con rette da capogiro, tutta in inglese, dove si preprano i rampolli della buona borghesia prima di un precariato d'oro alla Casa Bianca. Tutto a spese di papà.

Che c'è di male? Chiedetelo agli ex studenti delle statali a caccia di primo impiego.

lunedì 31 ottobre 2011

Halloween: altro che zucche, in Italia solo teste di rapa

Già questo pomeriggio orde di bambini travestiti da streghe, scheletri o vampiri, purtroppo accompagnati anche da genitori, si aggiravano nei negozi del vicinato pronunciando lo stupidissimo aut aut: "Dolcetto o scherzetto".

Sarà stato lo sguardo truce, o l'aspetto severo, ma sono stata risparmiata dalla molestia in salsa dark.

Non ci salviamo più dal colonialismo, pure la festa di Halloween doveva arrivare a mettere in formalina il cervello di questi futuri adulti. Ma tant'è.

Se i simpatici genitori, anziché accompagnare i pargoli nello stupidissimo tour, sforzassero il proprio di cervello, saprebbero che la festa di Ognissanti anche in Italia ha una tradizione e in Piemonte si chiama la festa delle lumere (le candele che si mettevano nei sentieri per illuminare la strada ai morti). Il parco della Collina Torinese organizza una gita per adulti e piccini con biscotti di castagne e racconti, alla scoperta della tradizione. Stavolta provate a fare qualcosa di diverso.

Ma oltreoceano non mancano esempi di cattivo gusto. Come quello dello studio legale di New York, specializzato in recupero dei pignoramenti di case,  che ha fatto vestire di dipendenti da "senzatetto". Immorale? "E' l'ennesimo pretesto per attaccare il nostro lavoro" si è difeso il titolare dello studio. La notizia arriva da America24 e se volete l'originale, ecco la colonna del New York Times  (http://www.nytimes.com/2011/10/29/opinion/what-the-costumes-reveal.html?_r=1&scp=1&sq=halloween%20steve%20baum&st=cse)  Ma se conoscete un po' di inglese non perdevi il video di You Tube dall'emblematico titolo "Foreclosure".

Auguri a tutti quelli che non hanno un onomastico.

Islanda: dalla bancarotta a una nuova costituzione. E a casa politici incompetenti

Saranno pure quattro anime domiciliate in un fazzoletto di terra a nordovest dell'Europa, ma sanno il fatto loro. E lo hanno dimostrato scendendo in piazza per dire no al debito contratto dai loro governanti, che ha portato il paese alla bancarotta nel 2008, negoziando con le banche olandesi e inglesi, non proprio facili e votando una nuova  nuova costituzione. Ma sopartutto uscendo da debito pubblico.

A capo di questa rivoluzione un cantautore, Hordur Tarfason, uno di quelli che crede nell'impegno degli artisti. Merce rara. Come raro è il coraggio da manifestare per 14 settimane consecutive per mandare a casa governanti incompetenti.
pagare colpe non commesse.

E da noi? Soparttutto perchè i grossi giornali non ne hanno parlato?

Per  chi volesse saperne di più:

la puntata di Report di oggi dove è possibile scaricare anche il testo della trasmissisone

un articolo di GQonfidenzial

dal blog dell'Espresso La voce indipendete

la pagina web di Hordur Torfason  versione inglese ridotta, ma se volete c'è anche in islandese

venerdì 30 settembre 2011

Legge bavaglio: le conseguenze della censura

Se verrà approvata la legge bavaglio una nube tossica si abbatterà su questo paese, più pericolosa delle diossina di Seveso, più scura di quella prodotta dal vulcano islandese, più irritante di una pioggia di  peperoncino.
Sulla libertà di parola e di stampa.

Perciò se fai il magistrato te lo sogni di poter disporre controlli sui telefoni per verificare se qualcuno sta commettendo un reato. Che so, quel simpatico mediatore che propone una tengentina all'amministratore pubblico.
E se invece sei un giornalista scrivi pure della fioritura delle camelie, ma non ti venga in mente di criticare il giardiniere chele ha potate, se no sei finito.

E se invece fai il blogger? Pure. Si può arrivare fino a 12mila euro di sanzione nel caso di mancata rettifica. Meglio impegnare subito il Tfr, prima che l'ufficiale giudiziario te lo congeli.

Ora vorrei suggerire anche una pena in caramelle per i bambini che scrivono la letterina ai genitori contro la maestra delle colonie Fiat, due ceffoni all'utente che si permette di presentare un reclamo e il taglio della mano ai redattori di manuali d'istruzione per elettrodomestici che ne illustrano il funzionamento facendomi però allagare la casa.
Ma più di tutti voglio scorticare vivo l'addetto alla scelta delle frasi dei Baci Perugina che crede di essere Ferlinghetti.

Mentre per i padri della Costituzione italiana, in special modo a chi ha voluto fortemente l'articolo 21, non mi viene in mente alcuna pena, poiché giacché si sono guadagnati un rispettoso oblio.
Se vuoi saperne di più sulla legge bavaglio:

http://www.valigiablu.it/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/29/no-bavaglio-la-piazza-contro-il-ddl-intercettazioni/160895/
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/intercettazioni-aula-pubblicazione-divieti-064024.shtml?uuid=Aa967Q8D

Se poi volete andare alla fonte beccatevi il primo Ddl del 2009 direttamente dal Senato
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00424336.pdf
con un po di pazienza potrete vedere emendamenti e altre notizie.
Buon lavoro

lunedì 29 agosto 2011

Vacanze figli. Rientro da bollino rosso e tutti insieme

Come ci hanno annunciato tutti i mezzi di informazione, ieri c'è stato il grande rientro dalle vacanze. Anche noi ce ne siamo accorti: di nuovo traffico, saracinesce alzate, posteggio introvabile, utenti in fila. 
Le amiche sposate non sfuggono a questa logica e provate dalla convivenza  all day long di tre settimane con Ieti e figli,  nell'intervallo di tempo che passa dal rientro in città e l'arrivo dei pargoletti, abbandonati provvidenzialmente da nonni, campi estivi di matrice montessoriana oppure ospitati da altri amici più sfortunati, ti assediano con richieste di incontro via sms, telefono, e mail. Ma subito. Perchè poi arrivano.

Amica n. 1
"Ciao. Andiamo a farci un aperitivo stasera"
"No, stasera sono impegnata"
"Come sei impegnata?! Allora domani. Perchè mercoledì arriva la piccola Matilda e non posso più uscire"
"!!!!! Veramente domani io andrò ad un concerto. Potresti venire con me?"
"No. Lo sai che i concerti non mi piacciono".
"Allora per vedermi devi aspettare l'anno prossimo o trovare una baby sitter"

Amica n. 2
"Davvero vai in montagna domani? Vengo anch'io. Così dico allo Ieti che vengo con te e poi noi ce andiamo in giro a parlare"
"Veramente io vado in montagna a camminare, non in giro, se vuoi ti passo a prendere a casa alle 7.30, prepara pedule e bacchette"
"Bello, bello. Lo dico solo allo Yeti e ti do una risposta stasera"
Alle 8 di domenica mattina Cassandra prese l'automobile e raggiunse il suo gruppo di trekking senza l'amica n. 2

Amica n. 3
"Allora, quando ci vediamo per raccontarci tutto, ma prima che rientrino i pupi dalle vacanze, eh!"
"E quando rientrano i pupi"
"Domani sera"

Quello dei figli è un rientro da bollino rosso, tutti insieme nello stesso giorno.

venerdì 26 agosto 2011

La casta costa?

E poi dicono che la casta costa. Mica vero. E per sfatare ogni dubbio vi propongo il menù del Senato con tanto di prezzi, stampato in originale: eccolo.

La fonte è il blog di Macchianera, sì,  proprio quello che ha svelato gli "omissis" del rapporto sulla morte di Nicola Callipari.

Adesso se i bungustai mi fanno le pulci sugli spaghetti alle alici, che la pasta non è proprio di Gragnano o che il prosiutto di San Daniele non è poi così dolce, allora vi dico che io, per mangiare nella mia mensa, spendo 8 euro e mezzo. E le posate sono in plastica.

lunedì 2 maggio 2011

Tre uomini e una bara 2

Il mio ultimo post ha suscitato il commento velenoso di un anonimo lettore. Non l'ho cancellato perchè credo nella libertà di parola, anche se formalizzata in modo anonimo. Ciascuno si qualifica per quello che fa.
Tuttavia ringrazio Shunrei e Autistaxcaso per la solidarietà. 
La morte è sempre un tema ammantato da una sacralità che la rende inviolabile.  Vietato scherzarci su. La nostra cultura ha ritualizzato la morte per sopportare lo stupore della finitezza umana. E allora via con i funerali, le omelie e i cimiteri, dove "si riposa in pace".
Ma non solo.
Tutti vogliono morire a casa, circondati da parenti e amici, certi che possa essere più dolce il momento del trapasso. Persino la badante ti rassicura dicendoti di aver tenuto la mano al tuo congiunto mentre spirava. Pure il cinema tiene alto l'epos della fine con confessioni dell'ultimo minuto che durano un quarto d'ora, se non addirittura  scritte su una foglio.  E risparmio qui tutta la letteratura sull'argomento e di conversioni che hanno fatto guadagnare almeno il Purgatorio a qualche famoso personaggio.
Ma la verità è un'altra. Con l'approssimarsi della fine si desidera solo risparmiare le forze e avere ancora un po' di ossigeno. L'attività cerebrale è tutta concentrata sulle funzioni vitali: il respiro.
Tutto il resto è retorica per i vivi.
Io, per me, sogno di morire dietro i paravento di un ospedale con un medico pietoso che mi somministra morfina contro l'eventuale dolore e lontano da chi mi garantisce che "andrà tutto bene" o che mi respira ansiosamente addosso.
Il dopo non sarà più un mio problema.
Poco poetico? Forse. Ma reale.

P.S. Per Autistaxcaso: forse hai ragione; chi ha lasciato quel commento forse mi conosce.

mercoledì 9 febbraio 2011

Avvocati di strada

Anche gli avvocati possono fare volontariato e assistere gli ultimi, i senza fissa dimora, difficili da raggiungere e anche da sopportare.

Perchè, si sa, il volontariato è bello se cosmetizzato, allora sì che dà soddisfazione: aver tenuto la mano a un moribondo, o dato da mangiare a un vecchietto, riempe il cuore di  gioia e la bocca di parole.

Invece cercare di capire uno senza casa, sporco, puzzolente, che non vuole capire le procedure, ma urla e reclama pari dignità, è veramente pesante.

Avvocati di strada è un'associazione nata a Bologna dove professionisti forniscono gratuitamente consulenza e assistenza legale ai cittadini privi di dimora.

A Torino non ha ancora una sede, ma volgio credere che nella città della solideriatà non ci si dimentichi dei diritti.

sabato 1 gennaio 2011

Oggi per chi legge è un altro giorno

La foto è della mia amica Monica P., giornalista della Stampa, ed è la sintesi del mio pensiero.
Buon 2011

sabato 25 dicembre 2010

Sms: Sto Meglio Senza

Gli auguri di Natale via Sms? Ne faccio volentieri a meno. Tra ieri e oggi, amici vicini e lontani, conoscenti et similia si sono scatenati nel Sms multiplo. La pratica consiste nel preparare un messaggio di auguri, firmato col nome di battesimo, e  inviato con un solo click a tutta la rubrica telefonica, compreso l'idraulico che ti ha aggiustato il rubinetto nel 2006.

C'è poi il motto di spirito o l'augurio alternativo replicato sul tuo telefonino da diverse persone che in comune hanno solo la loro presenza sulla tua agenda telefonica.  Ho scoperto che c'è pure un  sito  al quale attingere se si è a corto di idee. Potenza della rete, che non lascia mai solo nessuno.

Il Natale ha i suoi riti e gli auguri non possono mancare. E l'invio multiplo rende adempiente l'uomo del terzo millennio.
Auguri spediti, coscienza pulita, con buona pace delle compagnie telefoniche, le uniche a guadagnarci in questo picco di traffico d'etere, vendendo stupide carte "1000 Sms entro il 2010" per aumentare i volumi di traffico.

Devo disabilitare il centro servizi prima di Capodanno.